mercoledì 13 ottobre 2010

Cineforum 2010-2011 Assedia(n)ti














- 1941- Allarme a Hollywood (1979) di S. Spielberg (USA); giovedì 4 novembre

- Radiazione BX distruzione uomo (1957) di J. Arnold (USA); giovedì 11 novembre

- Un condannato a morte è fuggito (1956) di R. Bresson (F); giovedì 18 novembre

- L’idolo delle donne (1961) di J. Lewis (USA); giovedì 25 novembre

- Gli invasati (1963) di R. Wise (USA); giovedì 2 dicembre

- Distretto 13: le brigate della morte (1976) di J. Carpenter (USA) v.m.14; giovedì 9 dicembre

- L'angelo sterminatore (1962) di L. Bunuel (E); giovedì 16

- La città incantata (2001) di H. Miyazaki (J), cartoon; giovedì 23 dicembre

- Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975) di S. Lumet (USA); giovedì 13 gennaio 2011

- Corridoio della paura (1963) di S. Fuller (USA); giovedì 20 gennaio

- Alba tragica di M. Carnè (1939) (F); giovedì 27 gennaio

- Repulsion (1965) di R. Polansky (GB); giovedì 3 febbraio

- Il giorno degli zombie (1985) di G. A. Romero (USA) v.m.18; giovedì 10 febbraio

- Un tranquillo weekend di paura (1972) di J. Boorman (USA); giovedì 17 febbraio

- The Killer (1989) di J. Woo (Hong Kong); giovedì 24 febbraio

- La morte corre sul fiume (1955) di C. Laughton (USA); giovedì 3 marzo


Serata proiezione sabato 18 dicembre dalle ore 17.00 fino alla notte di domenica 19 alle ore 2.00:

- La casa 2 (1987) di S. Raimi (USA) v.m.14

- Oasis (2002) di Lee Chang-Dong (Kor)

- La donna di sabbia (1964) di H. Teshigahara (J)

- L'ultimo uomo della terra (1963) di U. Ragona/S. Salkov (I)

- Them (2006) di D.Moreau/X. Palud (F)


Buio, immobilità, impotenza motoria, vicinanza di estranei. Unico vettore percettivo è lo sguardo, proteso verso un (non)luogo circoscritto. Unica azione possibile, fissare ciò che accade innanzi ai propri occhi. La condizione dello spettatore cinematografico è, per molti versi, assimilabile a quella dell’assediato/assediante, cioè di colui che compie l’azione di obsidēre, vale a dire di “star seduto innanzi”. Chi guarda verso lo schermo accerchia il film per conquistarne il senso, il peso, l’intensità, ma si lascia anche circondare dalle immagini, dai suoni, dalle voci e dalle vicende narrate. Ogni visione filmica è la storia di questo assedio e dell’irruzione delle ombre, dei fantasmi, delle tracce e delle fisionomie di mondi, luoghi e corpi che non ci appartengono e che, per ciò stesso, rilanciano il nostro desiderio e la nostra paura dell’ignoto, di ciò che ancora non conosciamo e che, forse, mai conosceremo appieno.

Di qua o di là dal muro, o dallo schermo, nella vita reale, così come in quella proiettata sullo schermo, nella zona di confine, talora labile, che separa gli astanti, a volte contendenti, la situazione è sempre la medesima: l’attesa di un evento, di un segno, di un’iniziativa. Un oscuro scrutare in quella zona d’ombra che ci separa dall’altro e che lo rende così lontano e così vicino, così sconosciuto eppure inquietantemente prossimo a noi.

Il racconto cinematografico d’assedio non è altro, trascendendo ogni metafora, che la riproposizione più efficace della nostra condizione di spettatori e, più in generale e in modo ancor più sostanziale, di esseri umani.