I 7 VIZI CAPITALI.
Non sono mai le virtù, ma sempre i vizi, a dirci chi è di volta in volta l'uomo.
Giovedì 24 novembre ore 20.45: INTRODUZIONE: “Seven” (1995) di D. Fincher
Giovedì 1 dicembre ore 20.45:SUPERBIA: “Aguirre, furore di Dio.” (1972) di W. Herzog
Giovedì 15 dicembre ore 20.45:AVARIZIA: “L’amico di famiglia” (2006) di P. Sorrentino
Giovedì 22 dicembre ore 20,45:LUSSURIA: “Ultimo Tango a Parigi.” (1972) di B. Bertolucci
Giovedì 12 gennaio 2012 ore 20.45:IRA: “Old Boy.” (2003) di Park Chan-wook
Giovedì 19 gennaio ore 20.45:GOLA: “La grande abbuffata” (1973) di M. Ferreri
Giovedì 2 febbraio ore 20.45:INVIDIA. “Che fine ha fatto Baby Jane ?” (1962) di R. Aldrich
Giovedì 9 febbraio ore 20.45:PIGRIZIA: “Il grande Lebowski” (1997) di J. & E. Coen
Presso la sede dell’Associazione “Porte Aperte” Via Matteotti 14/A
Castelfranco Veneto
Inizio proiezioni ore 20.45 (20.30 iscrizioni)
Costi: Tessera di iscrizione Porte Aperte 5 euro valevole per tutte le attività dell’associazione per il 2012
(contributo responsabile)
Info: 338 643 0893 (Paul)
I SETTE VIZI CAPITALI. PRESENTAZIONE DEL CINEFORUM
Tutte le storie, cinematografiche e non, nascono da un conflitto e da esso traggono alimento e forza. Più esso è potente, più la narrazione risulterà intensa, coinvolgente, piena. Il motivo è che l’essenza più profonda della realtà si esprime compiutamente attraverso lo scontro, la contesa. Ciascuna cosa e ciascun organismo vivente, per il fatto stesso di esserci, di occupare un determinato spazio in un determinato tempo, di esprimere un’identità unica e definita, si troveranno a confliggere per quello spazio, quel tempo, quell’identità con tutte le altre cose e con tutti gli altri organismi viventi. Si tratta del polemos eracliteo (cioè, letteralmente, della guerra), che il filosofo greco chiama “re e padre di tutte le cose”, vale a dire il principio generatore di tutto ciò che è.
I sette peccati capitali esprimono al meglio questa dimensione conflittuale, in quanto i contendenti sono addirittura l’uomo e Dio, le (com)pulsioni, le debolezze, le ossessioni umane e la legge divina. La dicotomia, peraltro, si estende anche al rapporto fra l’individuo ed una società molto spesso consolidata attraverso tale orizzonte prescrittivo (che si trasforma in morale comune ed habitus comportamentale, sovente meccanici e svuotati di senso), nella quale, non di rado, un contegno pubblico irreprensibile, almeno secondo le coordinate dell’etica diffusa, coincide con una condotta privata assai differente. Infine, soprattutto, è l’uomo a trovarsi solo di fronte a se stesso, quindi ai propri fantasmi ed alle proprie paure, di cui, per molti versi, i vizi capitali rappresentano l’estremizzazione reattiva; un soggetto che, umano troppo umano, fatica ad accettare di non essere il centro del cosmo e quindi, in definitiva, di non essere Dio.
Giangiacomo Petrone
Gruppo Cinema Arsenale Rosebud