PAPER MOON (LUNA DI CARTA) (Paper Moon)
regia PETER BODGANOVICH con RYAN O'NEAL, TATUM O'NEAL, MADELEINE KAHN
USA 1973 110 minuti b/n
regia PETER BODGANOVICH con RYAN O'NEAL, TATUM O'NEAL, MADELEINE KAHN
USA 1973 110 minuti b/n
Uscito nel 1973, Paper Moon doveva essere
originariamente girato da John Huston ed interpretato da Paul Newman. Venne poi proposto a Peter Bogdanovich che ad
ogni costo volle Ryan e Tatum O' Neal come protagonisti, ed accettò di girarlo
solo dopo molte revisioni della sceneggiatura, basata sul romanzo “ Addie Pray “ di J. D. Brown.
Fotografato in un meraviglioso bianco e nero da Lazlo
Kovacs (fu Orson Welles che consigliò al regista di mettere un filtro rosso
agli obiettivi per rendere più intensi i contrasti), già collaboratore di
Bogdanovich in “Ma papà ti manda sola” e direttore della fotografia per “Easy Rider” e “Cinque pezzi facili”, il film è ambientato nell'America della Grande
Depressione ed è una garbata commedia che presenta due "fuori
posto", una ragazzina ed un (forse) padre gaglioffo e non particolarmente furbo, in
viaggio attraverso l'America rurale tra
vagabondi, truffatori e poliziotti corrotti, che cercano di sopravvivere con
piccoli inganni.
Il film si concentra prima
di tutto sul rapporto che si crea tra i due protagonisti, inizialmente compagni
di viaggio controvoglia che nel corso del loro viaggio si legano sempre
più l'uno all'altro, ripercorrendo il
modello di un rapporto conflittuale
simile a quello di molte coppie della screwball comedy americana.
Ma avendo ora come
controparte una ragazzina, il ritratto che Bogdanovich restituisce è
delicato, movimentato da un vena
brillante, ma al contempo
commovente senza essere sdolcinato. Per la protagonista Addie questo è un
viaggio di formazione, la scoperta dell'America e di un modo di essere
americani, una ricerca del proprio posto
nel mondo, ma in questo quadro Bogdanovich rimanda per contrasto al modello
cinematografico di bambina che dominava nell'epoca in cui è ambientato film,
rappresentato da Shirley Temple.
Il film è anche infatti un
atto d'amore per il cinema classico da parte di uomo di cinema a tutto tondo,
che è stato regista, sceneggiatore e teorico, ed è proprio per questo ricco di rimandi ed
atmosfere che vanno da John Ford a Howard Howks. Si
connota pero' anche come una riflessione sulla cultura
americana di quegli anni, rifacendosi sì a tratti e stilemi del cinema degli anni '30, ma non
in maniera nostalgica, bensì come una approfondita modalità di conoscenza di
quel periodo, conoscenza, per cosi dire, di secondo livello.
Il
film fu accolto con notevole successo, tanto che ne venne anche tratta una
serie TV che pero' non rispecchio' le attese e venne ben presto sospesa.
Monica Dal Bò
Gruppo Cinema Arsenale Rosebud
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