MARGIN CALL
Regia: Jeffrey. C. Chandor
Usa, 2011, colore
Durata: 107’
Cast: Kevin Spacey, Paul Bettany, Stanley Tucci, Jeremy Irons, Demi Moore,
Zachary Quinto, Simon Baker, Penn Badgley
Le 24 ore che
sconvolsero e sconvolgono il mondo, vissute attraverso le vicende di un colosso
finanziario americano. Alcuni esperti (analisti
dei rischi vengono chiamati, non a caso) si accorgono dei pericoli legati
all’immissione nel mercato dei cosiddetti “titoli tossici” ed avvertono i
vertici dell’azienda. Durante una nottata di travagliata veglia, dovranno
decidere se far fallire l’economia mondiale o se stessi. Sappiamo com’è andata.
Nessuna
allusione, implicazione, allegoria in questo primo lungometraggio di J. C.
Chandor. In Margin Call, prende forma
una poderosa e puntigliosa ricostruzione dei meccanismi perversi che regolano
il folle mercato dei titoli azionari e le dinamiche scellerate dell’alta
finanza. Tutto torna, in quest’opera velenosa come i suoi personaggi (su tutti
quello interpretato da Irons, John Tuld, il cui cognome riecheggia quello di
Fuld, amministratore delegato di Lehman Brothers): innanzitutto, l’unità di
tempo e luogo, che scandisce la brevità e la velocità con cui il sistema
finanziario globale può crollare a causa della propria costitutiva inconsistenza;
in secondo luogo, i meccanismi gerarchici che pongono ai vertici del potere
economico mondiale degli strateghi del mercato, che non capiscono letteralmente
nulla di tattica (cioè di numeri ed economia) e dei tattici (esperti
informatici, matematici, analisti finanziari), che non hanno accesso alla
visione panoramica e complessiva dei loro capi; ed infine, soprattutto, la
distanza siderale che separa il mondo reale, concreto, fatto di uomini, popoli,
nazioni, continenti in ginocchio e quello astratto, opaco, spietato del denaro
virtuale. Il grattacielo dove è ambientata la vicenda è il teatro degli orrori,
segreto ai più, nel quale si muovono freneticamente e vanamente, come topi da
laboratorio, degli esseri bizzarri, alieni, che lucidamente delirano, discettano del nulla, del vuoto. Un vuoto che
si riverbera all’esterno per diventare il tempo che ci attende. C’erano una
volta l’uomo e il suo mondo…
Gian Giacomo PetroneGruppo Cinema Arsenale Rosebud
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