lunedì 22 marzo 2010

Silvia Moras e Cinemazero mercoledì 24 marzo 2010

Verranno proiettati alcuni filmati preparati da Silvia Moras per l'archivio di Cinemazero. L'elemento conduttore sarà un film di Alberto Fasulo "Rumore bianco" un documentario che ha ricevuto numerosi premi, girato nei pressi del fiume Tagliamento.


Cinemazero nasce, come Associazione Culturale, nel 1978. Nel settembre del 1982 si svolge la prima edizione de Le Giornate del Cinema Muto che diverranno nel corso del tempo uno degli appuntamenti internazionali più prestigiosi dedicati alle origini del cinema e uno dei dieci Festival cinematografici al mondo più acclamati. L’Associazione ha sviluppato e continua a sviluppare una mole d’iniziative qualificate che varcano i confini nazionali, da mostre fotografiche a convegni di studi, da retrospettive curate filologicamente ad un’attività editoriale sempre al passo con i tempi. Pordenonelegge.it, per esempio, di cui siamo fondatori e fra gli organizzatori, è uno dei principali e più seguiti festival internazionali di letteratura di tutta Italia. Cinemazero possiede due degli archivi più completi a livello mondiale su Pier Paolo Pasolini e Tina Modotti.

Cinemazero ha vinto nel 2006 il premio di miglior sala d'essai d'Italia.


Silvia Moras è formatrice e responsabile e coordinatrice delle attività didattiche del linguaggio audiovisivo di Cinemazero, co-organizza Filmmakers al chiostro, rassegna di cinema indipendente e diverse iniziative culturali della medesima associazione. Ha curato diverse pubblicazioni tra le quali “Gli enigmi di Werner Herzog” edito da Cinemazero, nell’ambito della retrospettiva Maestri contemporanei, nel 2008 è autrice del saggio “Chi ha paura dell’uomo giallo?” nel volume “I Simpson. Il ventre onnivoro della tv postmoderna” edito da Bulzoni Editore e ha collaborato alla stesura del volume “Senza re e senza patria. Il cinema di Joseph Losey” curato in occasione de Lo Sguardo dei maestri. In seguito si è occupata della filmografia e supervisione dei testi dell’omonimo volume edito da Il Castoro


Silvia Moras

Mediateca Pordenone di Cinemazero

Piazza della Motta, 2

33170 Pordenone

Marco Segato - venerdì 19 marzo Via Anelli

Proiezione del documentario "Via Anelli"

Filmografia di Marco Segato

1998. La voce del silenzio (soggetto e regia)
Documentario realizzato all’interno del laboratorio del corso di laurea di Storia del Cinema dell'Università di Padova. Presentato in concorso al 16° Torino Film Festival.

2003. Rumore Bianco (soggetto e regia).
Documentario realizzato come saggio finale al Master di documentario dalla Scuola Civica di Cinema di Milano. Presentato a vari festival (Bergamo Film Meeting, Bellaria Film Festival, Festival di Siena).

2004. Col cielo di questa città (soggetto, regia e produzione).
Documentario prodotto con il contributo della Regione Veneto e del Progetto Giovani di Padova. Presentato come evento speciale alla sesta edizione di Videopolis.

2006. Preventorio (soggetto, regia e produzione)
Documentario prodotto con il contributo della Provincia di Padova e dell’ULSS 17.
Menzione speciale all'ottava edizione di Videopolis.

2007. Ci resta il nome (soggetto e regia).
Documentario prodotto da Jolefilm. In onda su La7 e presentato a vari festival (CadoreDocFestival, LagoFilmFest, Antennacinema, Premio Libero Bizzarri). Menzione speciale alla seconda edizione dell'EtnoFilmFestival.

2008. Il Sergente (regia).
Riduzione video dello spettacolo teatrale di Marco Paolini ispirato dall'omonimo libro di Mario Rigoni Stern, prodotto da Jolefilm e distribuito in dvd da Einaudi.

2008. Via Anelli (soggetto, regia e fotografia).
Documentario prodotto da Jolefilm. Presentato ad oggi a 16 festival festival. Premio “la storia siamo noi” al 6° Valsusa Film Festival e premio “Negrizia” al 29° Festival del Cinema Africano di Verona.

2009. Pensavo fosse Bach (regia)
Riduzione video dello spettacolo\concerto di Mario Brunello con Vinicio Capossela. Prodotto da Antiruggine per SkyClassic.

domenica 21 marzo 2010

Sguardi sul territorio: sopralluoghi


Continua l’indagine sul territorio veneto attraverso l’immagine filmica, iniziata con la rassegna cinematografica Veneto in film curata dall’Associazione Culturale Porte Aperte e dal Gruppo Cinema Arsenale Rosebud. Questa nuova rassegna ha come titolo Sguardi sul territorio e prevede proiezioni di cortometraggi e documentari scelti e presentati da critici o da registi o da altre personalità che a vario titolo si sono trovate a lavorare in contesti fortemente legati alle realtà territoriali. La prima parte, Veneto in film, prediligeva l’aspetto evocativo del cinema proponendo letture del territorio mediate dallo sviluppo di una storia, dalle esigenze sceniche, dal tempo stesso intercorso tra il momento della produzione e quello della fruizione. La seconda parte, Sguardi sul territorio, si caratterizza per il valore di testimonianza più o meno diretta, ma pur sempre filtrata dall’occhio filmico di un autore, nell’intento di promuovere una diversa partecipazione del pubblico: l’interazione con gli autori/curatori delle serate, la collaborazione con enti, organizzazioni, associazioni diverse, lo spostamento presso altre sedi, altri luoghi e quindi l’incontro con il pubblico che a quelle sedi e associazioni è legato da una consolidata consuetudine. Questa seconda parte, pertanto, assume un carattere nomade, polimorfo, fluido che compendia e integra lo sguardo più intimista e interiorizzato della prima.

Gruppo cinema Arsenale Rosebud

venerdì 5 marzo 2010

Il commisario pepe

Il Commissario Pepe
Regia: Ettore Scola
Italia, 1969, durata 98 minuti, colore
Interpreti principali: Ugo Tognazzi (il commissario Pepe), Silvia Dionisio (Silvia), Gaetano Cimarosa (l’agente Cariddi), Marianne Comtel (Matilde), Veronique Vendell (Maristella), ElsaVazzoler (la vecchia prostituta), Giuseppe Maffioli (il mutilato).


E’ il film che ha lanciato Ettore Scola come regista.
“Quello che mi interessa in un film è il racconto” così affermava l’autore, che viene considerato soprattutto un grande sceneggiatore della commedia all’italiana e che solo più tardi cominciò a dedicarsi alla regia, senza peraltro intenzioni fortemente autoriali. Egli voleva raccontare semplicemente delle storie ed essere lineare con la propria scrittura. Nonostante dunque non proponesse alcuna “Weltanschauung” declamata, intendendo raccontare delle storie e basta, proprio grazie a questa sua vocazione artigianale riuscì a produrre alcuni film molto importanti nel panorama del cinema italiano. Per ottenere buoni risultati fece conto su buoni interpreti, nel caso specifico del film in oggetto la presenza di Ugo Tognazzi diventò fondamentale; solo lui poteva interpretare quel personaggio tanto stralunato da raggiungere una dimensione disincantata, immerso in un mondo sempre più corrotto della provincia veneta, così bigotta e al contempo ipocrita.
Il film, tratto da un romanzo di ambientazione veneta di Ugo Facco De Lagarda, è ispirato da fatti di cronaca più o meno simili a quelli già portati sullo schermo da Pietro Germi con “Signore e signori”, ma anche descritti ne “Il disco volante” di Tinto Brass. ( La provincia veneta: sorta di Vandea democristiana dove la buoncostume fa finta di niente, mentre dietro le quinte del casa-chiesa-lavoro ne succedono di tutti i colori.)
Rispetto alla commedia il film assume le vesti del poliziesco. L’inizio è sorprendente, sembra un tipico film della serie appunto poliziesca degli anni settanta inaugurata a mio avviso da “Banditi a Milano” di C. Lizzani, con una volante della polizia a sirene spiegate che attraversa la città, tutto sommato apparentemente tranquilla, fino al momento in cui irrompe la motocarrozzina del mutilato (uno straordinario Maffioli), urlante nel denunciare le malefatte di alcuni cittadini “perbene”. E qui comincia l’indagine del commissario…
Il film in questo senso si dimostra coraggioso perché incentrato su un poliziotto e perché realizzato negli anni in cui la simpatia per le forze dell’ordine toccava, almeno a sinistra, il minimo storico. Il commissario Pepe è un onesto funzionario dello Stato pagato per non vedere e non compromettere l’ordine costituito; perciò, nonostante appartenga alla commedia all’italiana, si ride assai poco e tutto s’insabbia in un’amara, anzi amarissima, palude ove lo stesso commissario, suo malgrado, viene inghiottito.



Trama: commissario di polizia di una cittadina apparentemente ordinata e tranquilla, il dottor Antonio Pepe viene incaricato di svolgere indagini preliminari sulle dicerie messe in giro da un bizzarro invalido che scorrazza per la città a bordo della sua carrozzella. Nel corso dell’inchiesta, ha modo di appurare la fondatezza delle denunce, che coinvolgono gente di tutte le classi sociali, non esclusi certi pezzi grossi. Tanto per cominciare ci sono due distinti vecchietti che affittano il loro appartamento a ore; e poi, in ampio campionario, una ex manicure che convive con dieci studenti, la figlia del prefetto che si prostituisce per mantenere l’amante, l’illustre clinico che ha rapporti omosessuali con i giovani ricoverati, il preside che insidia gli allievi, la nobildonna che, tra un’opera di beneficenza e l’altra, organizza orge in villa, la suora lesbica che si prende “cura” delle novizie.
Antonio Pepe scopre anche qualcosa che lo riguarda: Matilde, la ragazza con cui sta, spesso a Milano per ragioni di studio, posa in realtà per riviste porno. Sconcertato dalle scoperte, decide di proseguire e prepara per i superiori un voluminoso e documentato dossier … Lodato in “alto loco” per il suo attivismo, viene invitato a “stralciare” le posizioni dei personaggi più in vista, per non far nascere inutili scandali. Inviti pressanti, vere e proprie ingerenze, dinnanzi alle quali il commissario non sa cosa scegliere: certo non la logica di censo. E allora: o tutti o nessuno: optando per la seconda soluzione, brucia l’intero dossier e chiede il trasferimento ad altra sede, giusto in tempo, prima di partire, per assistere alla processione in onore del patrono, cui prendono parte i notabili del paese, compresi quelli coinvolti nell’inchiesta.



Note: ambientato tra Vicenza e Bassano del Grappa. Le principali scene sono state girate quasi tutte a Bassano, mentre a Vicenza è stata ripresa la chiesa Aracoeli, che si trova vicino al Parco Querini ove è stata girata un’altra scena. Le scene a Bassano invece sono state girate soprattutto in Piazza della Libertà e Piazza Garibaldi, un’altra nei pressi del ponte Coperto.
Il film riprende con una maggiore dose di sarcasmo il discorso moralizzatore già compiuto in terra veneta da Germi con il film “Signore e signori”; evidenzia una sorta di Grillo sproloquiante, simbolo cattivo e irridente della voce della coscienza, nel personaggio d’un invalido in carrozzina interpretato con sanguigna persuasione dal trevigiano Giuseppe Maffioli.


A cura di Paul Zilio (gruppo cinema Arsenale Rosebud)