Il Commissario Pepe
Regia: Ettore Scola
Italia, 1969, durata 98 minuti, colore
Interpreti principali: Ugo Tognazzi (il commissario Pepe), Silvia Dionisio (Silvia), Gaetano Cimarosa (l’agente Cariddi), Marianne Comtel (Matilde), Veronique Vendell (Maristella), ElsaVazzoler (la vecchia prostituta), Giuseppe Maffioli (il mutilato).
E’ il film che ha lanciato Ettore Scola come regista.
“Quello che mi interessa in un film è il racconto” così affermava l’autore, che viene considerato soprattutto un grande sceneggiatore della commedia all’italiana e che solo più tardi cominciò a dedicarsi alla regia, senza peraltro intenzioni fortemente autoriali. Egli voleva raccontare semplicemente delle storie ed essere lineare con la propria scrittura. Nonostante dunque non proponesse alcuna “Weltanschauung” declamata, intendendo raccontare delle storie e basta, proprio grazie a questa sua vocazione artigianale riuscì a produrre alcuni film molto importanti nel panorama del cinema italiano. Per ottenere buoni risultati fece conto su buoni interpreti, nel caso specifico del film in oggetto la presenza di Ugo Tognazzi diventò fondamentale; solo lui poteva interpretare quel personaggio tanto stralunato da raggiungere una dimensione disincantata, immerso in un mondo sempre più corrotto della provincia veneta, così bigotta e al contempo ipocrita.
Il film, tratto da un romanzo di ambientazione veneta di Ugo Facco De Lagarda, è ispirato da fatti di cronaca più o meno simili a quelli già portati sullo schermo da Pietro Germi con “Signore e signori”, ma anche descritti ne “Il disco volante” di Tinto Brass. ( La provincia veneta: sorta di Vandea democristiana dove la buoncostume fa finta di niente, mentre dietro le quinte del casa-chiesa-lavoro ne succedono di tutti i colori.)
Rispetto alla commedia il film assume le vesti del poliziesco. L’inizio è sorprendente, sembra un tipico film della serie appunto poliziesca degli anni settanta inaugurata a mio avviso da “Banditi a Milano” di C. Lizzani, con una volante della polizia a sirene spiegate che attraversa la città, tutto sommato apparentemente tranquilla, fino al momento in cui irrompe la motocarrozzina del mutilato (uno straordinario Maffioli), urlante nel denunciare le malefatte di alcuni cittadini “perbene”. E qui comincia l’indagine del commissario…
Il film in questo senso si dimostra coraggioso perché incentrato su un poliziotto e perché realizzato negli anni in cui la simpatia per le forze dell’ordine toccava, almeno a sinistra, il minimo storico. Il commissario Pepe è un onesto funzionario dello Stato pagato per non vedere e non compromettere l’ordine costituito; perciò, nonostante appartenga alla commedia all’italiana, si ride assai poco e tutto s’insabbia in un’amara, anzi amarissima, palude ove lo stesso commissario, suo malgrado, viene inghiottito.
Trama: commissario di polizia di una cittadina apparentemente ordinata e tranquilla, il dottor Antonio Pepe viene incaricato di svolgere indagini preliminari sulle dicerie messe in giro da un bizzarro invalido che scorrazza per la città a bordo della sua carrozzella. Nel corso dell’inchiesta, ha modo di appurare la fondatezza delle denunce, che coinvolgono gente di tutte le classi sociali, non esclusi certi pezzi grossi. Tanto per cominciare ci sono due distinti vecchietti che affittano il loro appartamento a ore; e poi, in ampio campionario, una ex manicure che convive con dieci studenti, la figlia del prefetto che si prostituisce per mantenere l’amante, l’illustre clinico che ha rapporti omosessuali con i giovani ricoverati, il preside che insidia gli allievi, la nobildonna che, tra un’opera di beneficenza e l’altra, organizza orge in villa, la suora lesbica che si prende “cura” delle novizie.
Antonio Pepe scopre anche qualcosa che lo riguarda: Matilde, la ragazza con cui sta, spesso a Milano per ragioni di studio, posa in realtà per riviste porno. Sconcertato dalle scoperte, decide di proseguire e prepara per i superiori un voluminoso e documentato dossier … Lodato in “alto loco” per il suo attivismo, viene invitato a “stralciare” le posizioni dei personaggi più in vista, per non far nascere inutili scandali. Inviti pressanti, vere e proprie ingerenze, dinnanzi alle quali il commissario non sa cosa scegliere: certo non la logica di censo. E allora: o tutti o nessuno: optando per la seconda soluzione, brucia l’intero dossier e chiede il trasferimento ad altra sede, giusto in tempo, prima di partire, per assistere alla processione in onore del patrono, cui prendono parte i notabili del paese, compresi quelli coinvolti nell’inchiesta.
Note: ambientato tra Vicenza e Bassano del Grappa. Le principali scene sono state girate quasi tutte a Bassano, mentre a Vicenza è stata ripresa la chiesa Aracoeli, che si trova vicino al Parco Querini ove è stata girata un’altra scena. Le scene a Bassano invece sono state girate soprattutto in Piazza della Libertà e Piazza Garibaldi, un’altra nei pressi del ponte Coperto.
Il film riprende con una maggiore dose di sarcasmo il discorso moralizzatore già compiuto in terra veneta da Germi con il film “Signore e signori”; evidenzia una sorta di Grillo sproloquiante, simbolo cattivo e irridente della voce della coscienza, nel personaggio d’un invalido in carrozzina interpretato con sanguigna persuasione dal trevigiano Giuseppe Maffioli.
A cura di Paul Zilio (gruppo cinema Arsenale Rosebud)
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