giovedì 1 ottobre 2009

Veneto in film - sopralluoghi



IL VENETO NEL CINEMA

Il territorio veneto, le trasformazioni fisiche che ne hanno decretato la forma attuale, come specchio delle dinamiche sociali, politiche, economiche, culturali, antropologiche, presenti e passate.

D’altra parte la capacità del cinema, unica tra le arti, di interpretare il tessuto sociale, di adagiarvisi come un velo che non ne modifica gli sviluppi, ma ne influenza la percezione, senza la pretesa di incidere in maniera significativa sulle dinamiche sociali, bensì di condizionarne la lettura. La possibilità che offre il cinema di riferirsi al passato, riproporlo, ricostruirlo e altresì di testimoniare o addirittura documentare il presente, attraverso l’inevitabile filtro di un linguaggio specifico, ma ben per questo necessariamente attuale, generando un corto circuito tra passato e presente, tra oggettività e finzione scenica, che non potrà mai essere rassicurante e consolatorio. Se poi la fruizione dell’opera cinematografica avviene a congrua distanza temporale dalla sua produzione, la dinamica della percezione si arricchisce, si stratifica e al momento della ricostruzione storica realizzato in un contemporaneo ormai passato si innesta la rilettura nel presente proponendo un continuo gioco di rimandi tra diversi passati e l’unico presente.

E quindi il ritorno al territorio veneto, esaltato, usato, trasformato, sfruttato, violato, evocato, vagheggiato. Per più di 2000 anni di storia la conquista del territorio è avvenuta adeguando l’intervento insediativo alla preesistenza, che fosse di origine naturale o umana, nel quadro di una generale politica di rispetto del territorio stesso che considerava quel sedime alla stregua di una necessaria, irrinunciabile opportunità. Già agli inizi del XX secolo, ma con una decisa linea di tendenza che si sviluppa nel secondo dopoguerra, si assiste al progressivo scollamento di qualunque pratica insediativa e edilizia dal dato concreto offerto dal territorio. Lo sviluppo si lega in una sorta di patto perverso a modelli astratti che trovano la propria legittimazione solamente in supposte ragioni di natura sociale, politica, consensuale. A più di 50 anni di distanza possiamo leggere la lungimiranza e la validità di questa impostazione valutando ciò che ci ritroviamo a gestire, alle possibilità che quelle che ormai sono preesistenze ci concedono di adeguamento alle esigenze di una realtà che muta sempre più velocemente. Qualcuno (Turri, Cervellati) ha parlato in termini di degrado del territorio veneto come specchio di un impoverimento culturale che è andato di pari passo con il progressivo mutamento delle condizioni lavorative, sociali, economiche della popolazione.

Il cinema, forse, è l’unica forma di linguaggio capace di porci di fronte a questo specchio.

Gruppo Cinema Arsenale Rosebud


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