venerdì 6 novembre 2009

Signore & Signori


Regia: Pietro Germi

Italia, 1965, durata min. 108, B/N

Interpreti: Alberto Lionello, Gigi Ballista, Gastone Moschin, Virna Lisi, Olga Villi, Franco Fabrizi, Nora Ricci, Quinto Parmeggiani, Beba Loncar, Giulio Questi, Gia Sandri, Alberto Rabagliati, Gustavo D’Arpe, Moira Orfei, Elia Guiotto, Patrizia Valturri, Carlo Bagno, Aldo Pugliesi, Virgilio Gazzolo, Antonio Acqua, Sergio Fincato


Tre storie ambientate nella medesima città: Toni Gasparini (Lionello) confessa al medico (Ballista) di essere impotente per fargli abbassare la guardia e conquistarne la moglie (Loncar); un marito schiavizzato (Moschin) da una moglie ossessiva (Ricci) spera di trovare la libertà grazie all’amore di una cassiera (Lisi); un contadino (Bagno) accetta per soldi di non denunciare i ricchi borghesi (Fabrizi, Lionello, Parmeggiani, Guiotto, Questi) che hanno approfittato della figlia minorenne (Valturri).

Dopo l’immersione nel costume siciliano, Germi concentra il suo caustico sguardo sulla società settentrionale e sceglie, quanto mai emblematicamente, un’imprecisata ma riconoscibilissima Treviso per affondare la lama nei vizi privati, nell’ipocrisia, nel cinismo, nel perbenismo tutto cattolico della borghesia di provincia, veneta in particolare, colta nel momento epocale del boom economico. Germi è spietato e sarcastico, totalmente immune dalle indulgenze, complicità, compiacenze che spesso si trovano nella commedia all’italiana.

Soggetto di Luciano Vincenzoni che si basa su fatti reali o addirittura autobiografici. Sceneggiatura di Age, Scarpelli, Vincenzoni, Germi. Del non accreditato Flaiano l’idea di abbandonare la tipica struttura ad episodi: i protagonisti di ciascuna delle tre vicende emergono da un parterre di personaggi che in altri momenti ricoprono ruoli secondari. Il film trova così una sorta di continuità narrativa, un’unità di luogo e di contesto sociale che finiscono con l’accentuare la chiusura claustrofobica di una società rappresentata come gretta, narcisista, autoreferenziale e, in ultima istanza, “amorale”, dalla quale non sembra possibile alcuna reale via di fuga.

Palma d’oro al Festival di Cannes.

Gruppo Cinema Arsenale Rosebud

Renato Carlassara

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